Velaterapia

Le prime iniziative legate alla Velaterapia furono intraprese nel quadro di progetti per il reinserimento sociale ed il recupero di giovani con problemi di relazione e di socializzazione. In tale contesto la Velaterapia è nata da una esperienza svedese conclusasi con sorprendente successo legata a un progetto di recupero di ragazzi considerati difficili e socialmente non inseriti.
In Italia la Velaterapia è comparsa nella seconda metà degli anni ‘80 e oggi sempre più associazioni veliche la inseriscono tra le loro iniziative. Tra i primi in Italia a considerare la vela come una opportunità terapeutica, Antonio Lo Iacono, Presidente della Società italiana di Psicologia (Sips), e vicepresidente dell’Associazione “Mareaperto” che dal 1989 porta in barca a vela disabili e persone soggette a disturbi nell’area psichica e motoria.
Il mare può rappresentare una via per la scoperta di sé, della propria forza e dei propri limiti, magari utilizzando un mezzo che esalta il fattore naturale come la barca a vela.
La barca a vela è un tipo di imbarcazione la cui propulsione è affidata prioritariamente allo sfruttamento del vento e nella quale il motore riveste solo un’azione di supporto, per lo più nelle manovre in porto. Una barca a vela, per poter navigare, ha bisogno della forza del vento sulle vele. Essa può posizionarsi a varie angolature rispetto alla direzione del vento, in base alla rotta che decide di tenere. 
Uscire in mare con una barca a vela, implica una serie di operazioni da compiere e di dinamiche psicologiche che si snodano costantemente. Ci sono decisioni da prendere molto velocemente, sono necessarie abilità nel risolvere i problemi, si devono gestire emozioni, paure, dubbi, governare gli elementi naturali e sfruttarli a proprio vantaggio: tutto questo rappresenta una sorta di lavoro terapeutico che valorizza la personalità e favorisce la crescita personale.
Il mare e il vento combattono lo stress , l’ansia e la depressione dovute alla vita di tutti i giorni al punto che andare in barca è diventata una vera e propria cura chiamata “Velaterapia”. Si mettono infatti in atto dinamiche particolari perché si è “costretti” , in un certo senso, a muoversi in uno stesso ambiente e in uno spazio ristretto, a condividere emozioni e sensazioni e a collaborare, pur sotto la guida di un leader. Dunque si fa “gruppo”, tutti sono ugualmente importanti: le persone dell’equipaggio hanno dei compiti specifici e devono anche essere in grado di svolgere mansioni altrui nel caso in cui un membro sia impossibilitato a farlo.
In barca si ha l’opportunità di allontanare da sé problemi quotidiani poiché è necessario concentrarsi perlopiù sulla gestione della barca stessa. La vela, tramite la conduzione e l’esperienza del comando, permette di sollecitare l’attenzione, di aumentare l’autostima e l’autonomia e di essere sottoposti a continue stimolazioni che facilitano la creazione di un contesto nel quale i problemi e le incombenze legate alla routine quotidiana vengono notevolmente ridimensionati fino ad essere totalmente dimenticati.
La Velaterapia consiste nel trascorrere un certo periodo di tempo, variabile a seconda dei casi, in una barca a vela dovutamente attrezzata. Vengono programmate delle attività e, con la supervisione ed il controllo di uno psicoterapeuta, viene predisposto un iter didattico-comportamentale idoneo a sollecitare motivazioni e reattività orientate alla produzione e al sostegno di normali rapporti interpersonali. L’ambiente si presta in modo esemplare a realizzare un clima collaborativo e partecipativo, dove ognuno può rapidamente rintracciare le proprie inclinazioni ed esplicitarle nella interpretazione di uno specifico ruolo. Lo scopo non è solo quello di formare e consolidare quegli aspetti caratteriali che stanno alla base della normale interazione, ma anche di creare occasioni di sperimentazione delle proprie attitudini comportamentali e relazionali essenziali per uno sviluppo positivo della personalità.
Anche il normale andare su di una barca a vela può aiutare a combattere lo stress quotidiano.
La barca rappresenta una piccola comunità, con le proprie regole, i propri ruoli, i propri diritti e i propri doveri. Per i bambini può diventare un’esperienza di autonomia e di gioco, per gli adolescenti un’occasione per sperimentarsi lontano dai genitori, imparando nuove cose, acquisendo capacità che esulano dalla quotidianità: la barca a vela, dunque, non solo come momento riabilitativo, sportivo e ricreativo ma come occasione di maturazione e crescita.
In ultimo, non è trascurabile il potenziale benefico intrinseco nel’immersione-esposizione alla natura, intesa come mare, sole e vento, ma anche come vita marina: durante un’escursione in barca, a seconda dei luoghi ovviamente, ci si può imbattere in uccelli, pesci, tartarughe e soprattutto delfini. Questi animali, più di altri, sono noti per le emozioni che suscitano e per la connotazione quasi umana che spesso viene loro attribuita, probabilmente per la loro straordinaria intelligenza, per il muso “sorridente”, per il loro atteggiamento giocoso e per la notevole sensibilità e capacità di comunicazione, caratteristiche che li pongono anche al centro di programmi terapeutici e riabilitativi in particolare per persone con disturbi della comunicazione.
Il contatto con la natura insegna anche ciò che andrebbe e non andrebbe fatto per preservarla: dunque una sensibilizzazione alla salvaguardia dell’ambiente e alla lotta all’inquinamento.

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