La stazza

Prima o poi chi ha uno spirito “competitivo” viene contagiato dalle regate. C’è di tutto dal campionato sociale alla “Coppa America” al singolo trofeo disputato in un fine settimana . A parte se si corre sui monotipi, inevitabilmente si deve fare i conti con “la stazza”. Come dice qualcuno la stazza è la mamma di tutte le barche da regata. Per una “barca normale” la stazza indica i volumi che la barca occupa, quindi è una misura di volume. Per una barca a vela che vuole fare le regate la stazza è l’insieme di misurazioni condizionate dal regolamento che vige in quel momento. Il primo regolamento che ho avuto a che fare è stato quello dello “IOR” (international offshore rule). Regolamento complicatissimo ed approssimativo che pretendeva di far correre insieme barche diverse. Ad ogni barca veniva affibbiato un numero (rating) che ne doveva rappresentare la velocità. Purtroppo non funzionava un gran che ed ogni anno veniva modificato. Più che misurare le barche misurava i regolamenti ed ogni costruttore cercava di sfruttare il “buco” nel regolamento . In quel periodo sono nati molti racers puri. C’è da dire che quando si viaggia su questi racers si prova “veramente” cosa vuol dire andare a vela (lo so perchè ne ho avuto uno). Poi venne la volta dell'”IMS” (international measurement system) deriva dal VPP (programma predizione velocità) con cui si trovavano i “buchi” nel regolamento IOR. Anche qui si parla di “rating” il numerino che questa volta cambia con la velocità del vento….. tra l’altro per eliminare la concorrenza dei racers puri vengono misurati gli interni; volume del bagno, del tavolo, cuccette e armadi etc. Naturalmente anche in questo regolamento c’erano dei buchi, infatti in quel periodo vincevano quasi sempre le barche del cantiere “X yacht”…… Poi si è passati al CHS (channel handicap system) un regolamento che impediva ai concorrenti di capire quali valori avessero le misurazioni. Il sistema aveva la sua logica, tutto andò per il meglio finche non si incontrarono due barche uguali stazzate in paesi diversi, non avevano lo stesso rating! Quale era il segreto? Non esiste un regolamento, ma solo un giudizio arbitrario. Poi fu la volta del “OPEN” come dice la parola aperto a tutto dove le barche si dividono in base alla lunghezza ed il primo che arriva vince. Anche qui dopo alcuni disastri sono intervenute le limitazioni. Poi è la volta dell’ ORC che è l’IMS “con un altro nome”, intanto in America usavano il PHFR …. e quindi siamo arrivati all’ IRC , cambiano le sigle ma la sostanza è la stessa. Sono d’accordo con chi dice che i regatanti si possono dividere in due categorie: quella degli armatori dove quello che conta è il portafoglio e quella degli sportivi che corrono su barche monotipo dai tre ai venti metri.

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