Il nodo piano

Il nodo piano o nodo di terzaruolo è piatto, simmetrico (fig.A), costituito da due doppini inter bloccanti e che hanno le estremità più corte dallo stesso lato. Se le estremità sono opposte una all’altra si tratta del nodo del ladro che ruzzola. Il nodo piano è comunque il più sicuro e resistente dei tre. Lo si realizza eseguendo un nodo semplice sopra un altro, avendo cura che nel primo il corrente sinistro sia posto sopra quello destro, mentre nel secondo il corrente destro deve andare sopra quello sinistro. (fig. B-D).

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Questo nodo si disfa velocemente tirando energicamente un’estremità (fig. E). tirando il corrente e il dormiente della stessa scotta, il nodo si rovescia e, scorrendo sull’altro cavo, si sfila molto più facilmente; prende il nome di nodo a bocca di lupo. Il nodo piano si disfa ancora più semplicemente se durante l’esecuzione avrete cura di far passare, nel secondo nodo, una cima non semplice, bensì a doppino, ottenendo cosi un’asola scorsoia e un nodo chiamato nodo piano ganciato. Se entrambe le estremità sono dotate di asola scorsoia (come quando si allacciano le stringhe, ad esempio) si ottiene il nodo piano ganciato due volte. Il nodo piano non va usato come intugliatura cioè non deve unire due scotte di diametro differente poichè può sciogliersi o rompere e perdere di affidabilità. Il nodo piano ha origini antiche : gli uomini dell’età della pietra, per esempio, già conoscevano la differenza fra il nodo piano e il nodo incrociato mentre i greci e i romani lo chiamavano nodo di Ercole. La facilità con cui può essere rovesciato per formare il nodo a bocca di lupo, e di conseguenza sciogliersi, lo rende perfetto per terzaruolare le vele, operazione da cui prende appunto il nome.

 

 

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