Corrosione galvanica

La corrosione galvanica, in particolare nell’ambiente nautico, è lo spauracchio di ogni velista armatore.
Questa avviene quando tra uno o due metalli non protetti a contatto con l’acqua o l’aria si innesca una cella galvanica che da il via alla corrosione.
Molti componenti di una barca sono costruiti in acciaio inox (inossidabile solo sulla carta) in quanto resistente alla formazione della ruggine.
L’inox infatti si ricopre molto velocemente di uno strato di ossido, molto resistente agli agenti atmosferici che lo protegge da ulteriori corrosioni, e può formare ruggine, sebbene in misura molto minore rispetto agli altri acciai.
Di acciai inossidabili ne esistono diversi tipi.
Quelli usati nell’ambiente nautico sono principalmente il 304 e il 316.
il primo contiene il nichel e cromo e viene impiegato nella maggior parte delle componentistiche; il secondo contiene anche il molibdeno ed è più resistente alla corrosione infatti viene usato principalmente nelle parti strutturali.
Il cromo presente all’interno dell’acciaio è il responsabile della formazione dello strato di ossido che protegge il metallo e per formarsi ha bisogno dell’ossigeno che si trova facilmente sia in aria che in mare.
Un fenomeno simile avviene con l’alluminio, che si ricopre di uno strato di ossido di alluminio, l’allumina, resistente e duro, a protezione del metallo sottostante.
L’acciaio inox è soggetto a due tipi diversi fenomeni di corrosione, abbastanza simili per il meccanismo di corrosione ma diversi per l’origine, dette pitting e crevice.
Il pitting si forma a contatto con l’atmosfera su superfici pulite.
Si tratta di punti di ruggine, spesso piccoli, che si formano a causa di impurità localizzate del metallo, di impurità o per piccoli graffi presenti in superficie dell’ossido.
In questi punti dove lo strato di ossido non si forma, l’acciaio è meno protetto e quindi è soggetto alla corrosione galvanica.
La cella galvanica inizia a svilupparsi in quanto l’acciaio ossidato, detto passivo, ha una tensione galvanica superiore all’acciaio non protetto, detto attivo.
Quando due metalli con tensioni galvaniche diverse formano la cella e basta un pò d’acqua per far si che la cella si attivi avviando velocemente il processo di corrosione in quanto la superficie dell’acciaio non protetto è molto più piccola di quella dell’acciaio ossidato.
Il buco formato dal pitting può tra l’altro approfondirsi e allargarsi con il tempo.
La crevice si forma a causa della differenza di ossigenazione tra parti dello stesso metallo, dando luogo a fessure o a solchi sul metallo.
Un classico esempio è quello che succede alla parte bassa del candeliere, quando la parte che rimane incastrata nel bicchiere non viene a contatto ne con l’acqua ne con l’aria, si forma una fenditura in corrispondenza del bicchiere causata dalla differenza di ossigenazione tra le due parti.
In questo caso è bastata l’incisione dello strato di ossido protettivo e la mancanza di ossigeno che ne ha impedito il riformarsi, per generare la corrosione galvanica che man mano ha aumentato la profondità della fessura.
Ci sono delle tabelle dove viene indicato per ciascun metallo il suo potenziale di tensione galvanica.
Come abbiamo visto anche tra inox passivo ed attivo esiste una differenza che poi genererà la corrosione….
Ad esempio inox 304 passivo -0,05 / inox 304 attivo -0,46, zinco -0,98, alluminio -0,76, ottoni -0,30.
Quando due metalli vengono immersi in un liquido conduttore, quello con il potenziale più basso tende a corrodersi.
Nella nautica, in particolare sulle derive, si tende a fare un errore di costruzione o riparazione quando vengono usati i rivetti di acciaio sulle parti in alluminio. (boma, tangone etc).
Nelle barche d’altura vengono posizionati dei anodi di zinco a contatto con il bulbo e con la pala del timone in modo che l’eventuale tensione galvanica li corroda al posto dell’acciaio presente sia nel bulbo che nel timone. Avarie a bordo

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