La barca a vela anche piccola può avere delle reazioni improvvise generando colpi di una potenza impensabile tanto da scaraventare una persona lontano. Bisogna sempre pensare che a bordo c’è un nemico nascosto pronto a colpirti, il boma, la scotta che si rompe, la vela che si gonfia nel momento meno opportuno. Negli anni diversi skipper, anche grandi campioni, sono tragicamente scomparsi a causa di una caduta in mare. Per ricordarne alcuni Eric Tabarly,Roberto Varinelli, Alain Colas e Loic Caradec. Sia in crociera che in regata e soprattutto quando si naviga in solitario cadere in mare può essere fatale. Fortunatamente oggi giorno esistono apparecchi che, in caso di caduta in mare, aiutano a limitare i danni. Ci sono quelli che, azionati manualmente oppure in automatico, mettono la barca prua al vento permettendo di raggiungerla e tornare a bordo. Ci sono i localizzatori che vengono indossati dai membri dell’equipaggio che permettono di individuare con facilità il naufrago. E’ chiaro che tutto diventa tremendamente complicato nel momento in cui chi cade in mare perde conoscenza. In passato c’erano alcuni skipper che partecipavano alla Solitarie du Figaro, una delle più dure regate a tappe francesi, filavano a poppa una lunga cima, per avere almeno la speranza di prenderla al volo in caso di caduta a mare. Quando si naviga su una barca a vela bisogna sempre essere vigili ed indossare il materiale idoneo, dal salvagente alla cintura di sicurezza con la cinghia, soprattutto quando si va in solitario senza badare troppo all’estetica . Una cosa che mi hanno insegnato è stata quella una mano per te ed una per la barca. I veri marinai hanno timore della barca, quando sono a bordo stanno all’erta, quasi come se qualcuno non vedesse l’ora di buttarli fuori bordo. I marinai professionisti quando c’è una burrasca si chiudono sottocoperta. Non lo fanno perchè hanno paura del mare, ma perchè quello è l’unico modo per non cadere in mare.